Uglies... ci voleva Netflix?

                                                     


È di questi giorni la messa in onda su Netflix di Uglies, un film distopico ambientato in una società  dove la bellezza è talmente ambita da diventare un obbligo. Al compiere dei 16 anni tutti i ragazzi subiscono un’operazione che toglie ogni imperfezione e difetto fisico, facendoli passare dalla condizione di “brutti” (o, in lingua originale, Uglies) a quella di “perfetti” ( o, meno presuntuosamente, “pretties”).
Il film arriva con 18 anni di ritardo sui libri.
Dovete sapere infatti che il primo libro della serie Uglies esce negli Stati Uniti nel lontano 2005.
Si tratta della prima trilogia distopica young adult degli anni duemila e, considerando l’anno d’uscita, si trattava di un’opera all’avanguardia (c’erano già tutti gli elementi tipici del genere che successivamente si sarebbero trasformati quasi in cliché) e profetica (anticipava quella che sarebbe diventata la mentalità figlia di Instagram e Tik Tok ben prima che Instagram e Tik Tok fossero inventati).

Purtroppo in Italia la serie ebbe una vicenda editoriale a dir poco grossolana.
Nel 2006 Mondadori fece uscire il primo episodio. Il titolo fu tradotto da Uglies a Brutti, e venne mantenuta la grafica della copertina originale.
Nel 2007 fu la volta del secondo episodio, Perfetti.
Poi fu il nulla.
Il terzo episodio non uscì più, e tutti i lettori che avevano seguito le vicende di Tally e Shay dovettero rinunciare a scoprire quale sorte attendeva le due ragazze.


Almeno fino al 2013, quando finalmente uscì…
il terzo volume? Il tanto atteso “Speciali”?

Magari, cari i miei ottimisti.
Nel 2013 uscì Beauty, un tomone che raccoglie TUTTA la trilogia in un unico volume.
Capite? Mondadori pubblicò in raccolta la trilogia di una serie che non si era mai data la briga di completare...
Chi voleva scoprire la fine della storia (se ancora qualcuno fosse stato interessato, dopo ben sette anni) doveva ricomprare di nuovo anche i primi due episodi, perché non c’era modo di avere il libro singolo, tranne forse strappare le relative pagine e rilegarsele per conto proprio.


A quel punto il volumone fu abbastanza snobbato dai lettori (almeno da quelli che frequentavano la mia libreria, ma non credo che altrove ci sia stata la fila per acquistarlo). Chi all'epoca aveva comprato Uglies e Pretties aveva ormai perso interesse nella storia, neanche la ricordava più addirittura. Teniamo presente che una trilogia young adult deve uscire in tempi brevi perché il suo fruitore è un ragazzino/a in via di sviluppo, e quello che lo affascina a 14 anni non è detto che gli interessi ancora a 16. Figuriamoci a 21.

Chi invece era adolescente nel 2013 e si trovava per la prima volta di fronte all’opera di Westerfeld non ne fu particolarmente attratto perché nel frattempo era esploso il fenomeno Hunger Games (tutta la trilogia, e anche il primo film) e da anni le librerie erano invase dalla valanga di libri-clone che ne erano seguiti (Divergent su tutti).
Ormai questo mattone che parlava di omologazione e accettazione aveva un che di trito (prova a spiegarglielo tu a un ragazzino innamorato di Katniss che Tally era arrivata prima).
Un peccato per Scott Westerfeld, che considero uno degli autori più sottovalutati degli anni 2000. Una sorte simile a quella di Brutti ha avuto la sua trilogia steampunk Leviatan, stavolta in mano all’Einaudi.

Oggi, con l’uscita del film su Netflix, Mondadori prova nuovamente ad acchiappare la lepre proponendo la serie in tre volumi separati (finalmente!!!), tutti già reperibili (sempre sia lodato), con copertine molto accattivanti (male non fa).

Purtroppo a remargli contro sarà ancora una volta la mancanza di tempismo.
Il film arriva quando ormai tutti i buoi sono usciti dalla stalla. Di libri e film sul genere in questi 18 anni ne sono stati prodotti a torme, e il genere si è purtroppo esaurito.
Hunger Games ha vinto su tutta la linea, sia sul fronte della scrittura, più serrata e coinvolgente, che della critica sociale, più feroce ed esplicita.
Il punto di forza di Uglies all’epoca era il suo essere profetico, ma ora che quelle profezie si sono tutte avverate a guardare il film ci si sembra solo di guardare una scopiazzatura di tanti altri, e a leggere il libro ci pare di contemplare una triste Cassandra.






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