L'ORSA AMARENA E DINO BUZZATI

                              


Si è parlato tanto, ma non troppo, della triste vicenda di questa povera creatura che scelleratamente si è fidata dell'uomo. Lo sdegno e la malinconia che suscitano la fine inutile e oscena di un essere innocente potrebbero essere leva non di una caccia al colpevole (compito di chi di dovere), ma di una riflessione sul nostro rapporto con la natura.
Sarà deformazione professionale, ma l'immagine di questa orsa uccisa da una fucilata mi ha fatto tornare in mente un altro orso, anch'esso ucciso a tradimento da una schioppettata infame.
Nel bellissimo "La famosa invasione degli orsi di  Sicilia" Re Leonzio, padre amorevole del cucciolo Tonio, muore con queste parole struggenti:

-Non tormentarti Tonino, nessuno è necessario a questo mondo. Partito io ci sarà qualche altro galantuomo capace di custodire la corona. Ma per la vostra salvezza, fratelli, mi dovete promettere una cosa... Tornate alle montagne. Lasciate questa città dove avete trovato la ricchezza ma non la pace dell'animo. Toglietevi di dosso quei ridicoli vestiti, buttate via l'oro, gettate i cannoni, i fucili e tutte le altre diavolerie che gli uomini vi hanno insegnato. Tornate quelli che eravate prima. Come si viveva felici in quelle erme spelonche aperte ai venti. Altro che in questi malinconici palazzi pieni di scarafaggi e di polvere. I funghi delle foreste e il miele selvatico vi parranno ancora il cibo più squisito. Oh, bevete ancora l'acqua pura delle sorgenti non il vino che rovina la salute...

La ripugnanza di Leonzio per la cosiddetta civilizzazione quasi mi ricorda il Gulliver dell'ultimo viaggio, quello nella terra degli Houyhnhnms, popolo dalle fattezze equine e bucolica saggezza. E la sua esortazione è meno aspra delle invettive di Swift, ma punta comunque un dito dolente su quanto viviamo ancora oggi.
Quindi che fare?
Fate leggere ai vostri ragazzi Buzzati.
Fategli leggere Swift.
Permettete loro di confrontarsi con i grandi scrittori che hanno saputo parlare con ferocia, arguzia e poeticità della condizione umana, così forse un domani avremo degli adulti che sapranno riflettere prima di agire, che si chiederanno il perché delle loro azioni, che mediteranno sul senso dei propri comportamente prima di imbracciare un fucile.
Gulliver e Leonzio ci dicono che noi umani non siamo più capaci di vivere in armonia.
E Amarena ne ha fatto le spese.










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