Salve, mi chiamo Emme e sono il vice capitano dei Seven! |
Fidatevi di me: tantissimi. Con le piante non si scherza, soprattutto da quando i loro spiriti sono stati trasformati in mostri.
Come quella volta che a Gozzoviglio, il paese dove vivo, era stata organizzata la cerimonia di benvenuto per Zom Poh, il noto campione tailandese di parkour.
Vi è mai capitato di imbattervi in qualche video di gente che si arrampica sui muri dei palazzi, salta da un balcone a una grondaia, si lancia da un ponte, rimbalza sulla barca a remi che casualmente sta passando lì sotto e atterra preciso e fresco sulla ringhiera di una scalinata?
Ecco, quello è parkour.
Il campione Zom Poh si sgranchisce la schiena |
Per un grande colpo di fortuna il campione del mondo quell'estate era venuto in villeggiatura dalle nostre parti e gli erano piaciuti così tanto i nostri paesaggi (e le nostre grondaie) da decidere di trasferirsi qui.
Non vi sto a raccontare i salti di gioia che aveva fatto il sindaco al pensiero della pubblicità che ne sarebbe venuta fuori. Era talmente euforico che aveva organizzato una festa in pompa magna, al teatro comunale, con tanto di musica, discorsi e consegna di fiori al grande atleta.
Tutti gli abitanti di Gozzoviglio erano accorsi ovviamente, un po' perché per noi Gozzoviglioni ogni occasione è buona per fare bisboccia, un po' perché tutti speravano che Zom Poh avrebbe concesso un'esibizione delle sue grandi abilità.
-Par-kour! Par-kour! - gridavano i giovani al loro beniamino. |
- Parcù! Parcù! - gridavano gli anziani, che ancora non avevano ben capito in cosa fosse specializzato quel ragazzotto sopra al palcoscenico ma visto che tutti lo acclamavano anche loro si univano con fiducia al coro.
Quando alla fine il grande campione decise di accontentare la richiesta la platea si zittì di colpo, in un silenzio carico di aspettativa.
Le luci si spensero e un unico riflettore occhio di bue illuminò mr. Poh.
Che peripezie avrebbe fatto?
Dove si sarebbe arrampicato?
Mentre stavamo tutti a fissarlo col fiato sospeso una specie di pallina da ping pong lo colpì sulla spalla e rimbalzò via.
Faceva parte del numero?
Lui allargò le braccia ed emise il seguente suono:
Fece un saltino a destra, uno a sinistra, e poi un grande scivolone all'indietro.
-Sarebbe questo il famoso parcù?- domandarono un paio di nonnetti.
-A me pare una specie di brecdens- rispose qualche vecchietta.
Intanto sul palcoscenico avevano iniziato a volare palline da ping pong da tutte le parti che andarono a colpire anche il sindaco e la valletta. Tempo due secondi anche loro sui misero a fare saltelli e a cantilenare Arraarrauhu eccetera.
Per me, che me ne stavo seduto in platea, e gli altri componenti dei Seven che si trovavano con me, non c'erano dubbi: quelle palline non erano vere palline da ping pong, ma una qualche arma pestifera da cui era meglio tenersi alla larga.
Sicuramente era stato un VEN a combinare quel disastro... ma quale? E soprattutto... dove si nascondeva?
-Guarda- gridò Margherita, mia sorella, indicando il riflettore occhio di bue.
Eccolo lassù, il guastafeste! Se non fosse stato per il colore verde, sarebbe sembrato a tutti gli effetti una scimmia.
Avremmo scoperto solo in seguito che si trattava di Urty, il mostro dell'ortica. Ci sfuggì, e da quella volta si è dimostrato uno dei nostri avversari più fastidiosi e ricorrenti.
Per ora vi basti sapere che quella brutta peste di Urty prima di diventare un VEN era lo spirito di una pianta molto famosa.
Noi siamo riusciti a scoprirlo solo quando siamo riusciti a catturarlo.
Se vi va la prossima volta vi racconto come abbiamo fatto.
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